02 luglio 2025

Chi sono io per giudicare?

 


Terminati i tradizionali studi (triennale in Psicomotricità e triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche, attualmente frequentante il percorso di Laurea Magistrale di Psicologia Clinica) e dopo numerose formazioni sulla genitorialità e sullo sviluppo del bambino, sono arrivata ad una conclusione tanto semplice quanto sconvolgente: non ho capito davvero nulla su tutto ciò che riguarda la relazione mamma-bambino.
 
Ho studiato manuali, ascoltato docenti, seguito linee guida: si dice che dai due anni in poi il bambino è bene che venga affidato al Nido, poi alla Scuola dell’Infanzia e così via affinché diventi autonomo. Nessuno, tra gli illuminati docenti, però, mi aveva mai detto che ogni mamma e ogni bambino sono unici. Non repliche. Unici! 
 
La vita di ogni essere umano è scandito da un ritmo, che poi, crescendo, nominiamo tempo.
Il neonato non sa cosa sia iltempo, ma è consapevole, a suo modo, di vivere all’interno di un ritmo scandito dalla madre. Il ritmo del bambino è inizialmente segnato dal battito cardiaco: quando è ancora un feto, solo la madre lo può percepire e vivere appieno. È la madre a dare al bambino il suo primo senso del mondo: mangia, beve, dorme, si muove ascoltando e rimanendo in profondo contatto con lei. 
Quando il bambino viene messo al mondo, solo la pelle, l’odore, la voce e la vista della Donna che lo ha dato alla luce può calmarlo e farlo sentire protetto. La madre, come direbbe Winnicot, è il suo contenitore. È lei che lo plasma, gli permette di percepire i suoi confini corporei, di sentire la vita che c’è in lui. In Psicomotricità questo spazio lo chiamiamo "dialogo tonico". Nonostante gli anni che passano, la madre continuerà a provare un amore incondizionato e inspiegabile verso suo figlio.
Ecco, come possiamo allora giudicare una madre buona o cattiva? Come possiamo puntarle il dito contro recriminandole gli sbagli che secondo noi sta compiendo? Certo, possiamo aiutarla, se vi è la richiesta di aiuto, ma non giudicarla.
Spesso ci dimentichiamo che la mamma dona il 100% della sua energia ad un altro essere umano, e non è da poco. Ci scordiamo che si assume la responsabilità di crescere un’altra persona, di accudirla, ha in mano il suo futuro.
Tutto questo sono riuscita a capirlo fino in fondo e a diventare consapevole dei miei errori grazie a diverse Donne e Madri che, attraverso le loro testimonianze e il loro “mettersi a nudo”, mi hanno permesso di capire e vedere il mondo attraverso i loro occhi. Questo vale più di ogni altro manuale.
Detto ciò, chi sono io per giudicare?

Anna Marchi

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