Siamo Alessia, Francesca e Giorgia, siamo tre amiche talentine, mogli e mamme.
A tre delle nostre creature Dio ha pensato bene di attaccare un pezzettino in più nel cromosoma 21: si chiamano Isabella, Gabriele e Chiara.
In una società impregnata dalla produttività, dalla performance, dal guadagno e dal perfezionismo, i nostri figli ci invitano a rallentare, respirare, guardare le cose da un’angolatura diversa ma soprattutto ci ricordano che l’importante nella vita è amare ed essere amati.
Vivere costantemente col fiato sul collo, con ansia da prestazione quotidiana, non è salutare, non è fisiologico! Questa ansia mista anche a paura ed ignoranza, nel senso di non conoscenza, ci è capitato di trovarla in molti contesti in cui siamo chiamate come madri a presentare i nostri figli a degli operatori, insegnanti, medici che si prenderanno cura di loro. Alcuni di loro, hanno studiato la Sindrome di Down, i tratti caratteriali tipici, modi e metodi per fare da un punto di vista medico/assistenziale, cosa molto buona per carità, ma non bisogna dimenticare che prima di tutto questi bambini sono persone, con i loro bisogni e che non sono soli, hanno le loro famiglie, pronte a sostenere ed affiancare chiunque si prenda cura dei bambini.
Come genitori conosciamo i nostri figli molto bene, conosciamo le sfumature del loro carattere, l’impegno e la caparbietà con cui ogni giorno si devono impegnare per guadagnare cm dopo cm competenze, conoscenze e capacità…
Approcciandoci al mondo della scuola (ma questo vale anche per tutte le altre professioni di “cura”) vorremmo essere visti come degli alleati per gli insegnanti perchè abbiamo il profondo desiderio che loro lo siano per noi. Vorremmo persone che si siedano con noi, ci parlino, ci facciano domande e vadano con lo sguardo oltre quel foglio con la diagnosi scritta sopra. Vorremmo che considerassero quello che hanno da dire i vari professionisti che hanno in cura i nostri figli ma che prima partissero dai bambini e da noi, dalla famiglia che c’è dietro, vorremmo che assaporassero la qualità dell’ essere che ogni bambino si porta dietro, prima di “misurare” il saper fare.
A volte ai colloqui, ci capita di dover tranquillizzare noi gli insegnanti, e ricordare loro che questi bambini sono appunto, bambini. Alle volte ti mettono alla prova, testano i limiti che gli dai; alle volte si impegnano davvero in un compito fino a che non l’hanno finito, altre volte si stancano di stare in una classe rumorosa e sanno comunicarlo molto bene.
Ogni tanto però, ci sentiamo “in dovere” di non abbassare la guardia soprattutto quando la stanchezza prevale o l’ennesima “lotta” fa capolino alla nostra porta e quindi ci capita di indossare preventivamente una specie di corazza. Questa corazza, è nata molto probabilmente come difesa da tutti quei commenti gratuiti che dalla gravidanza in poi abbiamo ricevuto, a tutti quei bocconi amari che abbiamo dovuto buttare giù. Poi questa corazza cade nel nanosecondo dopo, quando rinveniamo e ci ricordiamo che l’obiettivo è una buona comunicazione con tutti, lavorare insieme per il bene dei nostri bambini. lo sappiamo, è difficile bussare alle porte, ma noi abbiamo imparato a fidarci perchè ci è stata fatta una promessa non da poco: chiedete e vi sarà dato! Ed è così che andiamo avanti, presentando i nostri figli agli altri, chiedendo loro di fare quel passo oltre la diagnosi, di guardarli negli occhi e riconoscerli per quello che sono.
Se c’è una cosa che i nostri figli ci hanno insegnato in questi anni di vita passata insieme è che loro, come tutti gli altri bambini come loro sono così come sono: con il loro cromosoma in più, gli occhi a mandorla quando sorridono, le loro manine piccole e tozze, il collo corto e il viso piatto, e non sarebbero più loro se non avessero tutto questo; loro non cambieranno per non dare fastidio, non cambieranno perché chi gli sta di fronte li vuole diversi da come sono, non cambieranno nemmeno per rispondere alle aspettative di chi interagisce con loro e nemmeno potranno mai essere inquadrati all’interno di vaghe o precise descrizioni presenti sui libri di psicologia.
I nostri figli sono molto, molto di più di tutto questo e sono in grado di dare tantissimo, se solo tu, che gli stai di fronte, hai la pazienza, la voglia, la sensibilità di farti accompagnare all’interno del loro mondo.
Ti accorgerai di quanto siano stupendi, di quanta umanità, energia e allegria sanno dare. E imparerai ad amarli. E non potrai più farne a meno. E ti mancheranno quando non ci saranno. Come è successo a noi, che abbiamo avuto l'onore di essere le loro mamme.
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